Carote, carote... No, per me è NO: by MKDIESIS



Ormai lo sappiamo: il veganesimo ha preso ufficialmente posto tra le religioni Abramitiche come culto sincretico, ovvero un succulento minestrone (tanto per stare in tema) di fede monoteistica e politeistica - visto il proliferare di verdure sunte a profeti nelle diete di suddetti individui - che macina adepti come la mulino bianco macina grano;


Inutile ribadire quanto questa visione delle cose sia, oggigiorno, sempre più adottata da un numero crescente di persone, vuoi per moda, vuoi per una forma di naturalismo voyeuristico, tanto che non possa giorno senza che si senta l'olezzo di tofu erompere dalla bocca di qualche "risvegliato" dell'ultima ora.


Giunti a questo punto starete pensando che voglia tentare una carriera nelle cucine della Parodi, ma tranquilli: sono nato per divagare, prendermi il gusto tempo per dilettarmi nell'invettiva ragionata e quindi ho bisogno di iniziare parlando di verdure (in questo caso) per finire a parlarvi di materiale biologico che solitamente fuoriesce da determinati orifizi quando di queste stesse verdure si abusa.



Ebbene, ultimamente questa forma di amore spassionato per tutto ciò che è frutto della terra pare essersi espanso fino a toccare le più disparate cause, tanto che anche la musica ne è stata contagiata; lo prova il fatto che sempre più "artisti", solitamente in ambito trap, sono soliti parlare nei loro testi di verdure. Lungi da me pensare che questi tizi lo facciano per un discorso di contenuto social-dietologo, ma è innegabile che questo rappresenti uno dei contenuti maggiori presente nei loro testi . L'altro giorno, ad esempio, mi è capitato di guardare un video preso dall'ultima puntata di X-factor, dove di fronte a giudici di un certo spessore (quest'anno si sono superati) si è esibito un ragazzino che con coraggio ha portato un suo inedito dal titolo emblematico: Carote. In quel momento ho realizzato che il veganesimo si sta insinuando nei crogioli artistici per propagandare il seme di una protesta sempre più vitale, un modo per agire sul subconscio umano e spingere le persone a spingersi in gola qualche cavoletto di bruxelles in più, qualche dannato broccolo, giù, nei meandri più oscuri del sistema digerente; per quanto possa sembrare assurdo dev'essere questo il motivo per la quale tanti nuovi musicisti compongono canzoni che invitano a consumare verdure, non vedo altre spiegazioni...a meno che...si, a meno che...a meno che questi "artisti" non abbiano assolutamente nulla di artistico da dire, e cerchino metodi più o meno furbi, scaltri come faine, di rimpinzare di parole con un certo appeal commerciale i loro testi, spingendo i suddetti brani al successo commerciale.


Bingo! altro che veganesimo, qua parliamo del solito, vecchio, paraculismo artistico tipico degli "artisti" nostrani.


Non voglio soffermarmi su quello che sarà il nuovo tormentone musicale, Carote, quanto sulla funzionalità della musica nel nostro paese, sul concetto che ha la nostra società sulla musica stessa, quindi prendo spunto dalla situazione che vi descrivevo poc'anzi; il mercato discografico è in picchiata, le grandi etichette del settore sono in crisi, dal momento che non solo i formati venduti registrano sempre meno preferenze, ma anche il modo di fruire le canzoni è cambiato enormemente: streaming illegali, innumerevoli piattaforme dove fruire di musica eludendo i diritti di autore (e di conseguenza anche i guadagni delle etichette) oltre alla nascita di itunes prima, e di Spotify ora, dove con pochi euro e in maniera del tutto legale si può accedere ad un catalogo sterminato di titoli musicali.


Logico che il mondo che ruota dietro all'industria discografica debba ricorrere ai ripari, e in questo è favorito dalla concezione che gli ascoltatori di oggi hanno sul "prodotto" in sette note; la musica nata come concezione artistica prima, e di intrattenimento dopo, ha perso di mordente in maniera conseguenziale al suo sdoganamento prettamente "consumistico", tanto che per quanto un artista sia abile e si impegni nella produzione di un album il suo lavoro diventa inutile, dal momento che il pubblico vuole usufruire del prodotto in maniera usa e getta, ovvero salvando due/tre canzoni, buttando le restanti nel dimenticatoio, e passando infine ad altri ascolti.


Attualmente la musica, esattamente come tutte le altre forme d'arte all'interno del nostro sistema produttivo/sociale, serve unicamente ad intrattenere, svagare le persone, salvarle per un attimo dalla routine e dalle mille problematiche sulle quali questo sistema sopravvive. Questo in sé non è un problema dal momento che l'arte stessa è un modo per liberare le persone intrattenendole, ma ciò non toglie che per essere definita arte debba avere dei contenuti, siano essi leggeri o pesanti nelle tematiche, ma dei contenuti deve proporre..altrimenti diventa pattume e come tale viene riciclato. Come diceva qualcuno "l'arte può essere anche intrattenimento, ma l'intrattenimento solo non può essere arte".


Purtroppo, nonostante la musica stessa dovrebbe avere una funzione sociale sublimando l'esperienza umana e stimolando le emozioni, nella nostra attuale società non è null'altro se non un modo per riempire di note i nostri pensieri mentre lavoriamo, oppure trascorriamo le nostre giornate da alienati. E questo, per ricollegarmi al discorso di prima, viene recepito dai produttori musicali, che osservando le soglie di vendita e attenzione dei "consumatori" propone loro il "prodotto" che il pubblico stesso richiede a gran voce; così facendo cooptano "musichieri" in grado di far guadagnare le etichette intrattenendo la massa di fruitori con quella che è per l'appunto una forma scarsa di intrattenimento. Ovviamente la forma preferita da pubblico e produttori per elevare al massimo questo spaccio di note è quella del reality show; tanto che ne sono nati innumerovoli copie e nei formati più disparati, e ormai occupano parecchie ore nelle programmazioni tv e il motivo è presto detto: formula vincente, costi ridotti e guadagni da capogiro.


Se ci pensate è un sistema win-win, dove vincono tutti: le etichette, che grazie al gudizio espresso dai telspettatori e dal pubblico generalista può permettersi di investire immediatamente sul cavallo vincente, guadagnandoci enormemente e macellandolo quando una nuova stagione si avvicina (Morgan tempo fa disse che tutti i concorrenti firmano un precontratto ancor prima di partecipare) - gli spettatori, che possono ascoltare le canzoni che più gli aggradono creando una forma di empatia con i concorrenti (tutti si presentano e parlano spontaneamente della loro vita, il più delle volte triste, prima ancora di cantare) dove in passato, per "sentire" le emozioni dell'artista bisognava ascoltare le sue canzoni, non solo sentirle e interpretare soggettivamente quello che egli diceva nei testi, ora questo discorso non esiste più: l'artista dichiara quello che deve, e poi canta solo per intrattenere - e infine i giudici, spesso artisti emergenti, o in declino, oppure bisognosi di un rilancio, dove con questo mezzo e sulle spalle dei concorrenti che dovrebbero aiutare cercano di adattarsi ai tempi che corrono.


Insomma non c'é da stupirsi del fatto che questi formati abbiano un tale successo; tutti giudicano il talento di un tizio, lo seguono calorosamente fin dagli esordi, e poi lo abbandonano quando il suo momento passa di playlist, infatti mi chiedo quanti tra gli innumerevoli partecipanti e vincitori di questi talent superino  due anni di carriera di un certo livello... Pochissimi, eppure i vincitori sono tutti lanciati come talentuosi musicisti emergenti e allora cos'è che và storto? Troppi soldi, troppo successo, troppa droga? Non credo, semplicemente all'interno di una catena consumista nulla è fatto per durare. E la musica ha la stessa considerazione di un prodotto commerciale qualsiasi, pertanto vive sul consumismo. Non me la prendo tanto con chi sta dietro a questi talent, ma con chi stà davanti, in fondo quei produttori sono fuori per fare profitto e se possono farlo promuovendo pattume tanto meglio per loro; vedere un programma dove dei giudici arrivano a definire avanguardia (e dove a giudicare viene chiamato uno come Sferaebbasta) un brano scritto da un sedicenne che ha per titolo Carote e parla di nulla è qualcosa di sconvolgente, può passare per un'ottima thrash song stile Gnam Gnam Style, ma per una canzone avanguardista proprio no.

Ma la reazione più sconvolgente veniva dal pubblico che si è alzato in piedi trepidando applausi a non finire per quel ragazzino, che nel mentre passerà a concorrere nei serali della trasmissione; non è colpa del ragazzino, certo, ma dei giudici e del pubblico si, perchè non si può definire geniale una canzone scritta alla bell'emeglio da uno che un pomeriggio non sapeva che fare e si è riscoperto avanguardista. E il suo è solo l'ultimo esempio cronologico di come è vituperata la musica in Italia, in mano a etichette mafiose che con la complicità di taluni intellettuali musicanti da strapazzo illudono dei ragazzi di essere speciali, per poi soltanto sfruttarli per profitto con l'idolatria di un pubblico belante di spettatori.


Non è questa canzone ad essere sbagliata, oppure quell'artista ad essere fuori posto, o ancora il semplice gusto musicale di un fruitore di tale mezzo, ma è il sistema intero ad essere sbagliato; la concezione che abbiamo noi oggigiorno della musica e dell'arte in generale - che deve solo essere un semplice passatempo e guai a comunicare messaggi di un certo tipo, e chi vuol farlo o si prodiga scagliandosi contro un politicante di turno, oppure da complice di un sistema che si autoalimenta con la sua "arte" - è quanto di più penoso possa esserci. Dobbiamo riscoprire la funzione sociale della musica, tornare a darle il giusto spazio, la giusta considerazione, indipendentemente dal genere che esprime e dobbiamo farlo chiedendo a gran voce che venga premiata la qualità degli innumerevoli artisti che abbiamo in circolazione, ma soprattutto dobbiamo spegnere quella merda di tv (in generale) e nello specifico quando ci sono questi show, che più che premiare il talent premiano il conformismo verso un modo di produrre arte che non ci dovrebbe appartenere.


Noi siamo per il Vintage signori, e con Vintage non intendiamo qualcosa di retrogrado, bensì un movimento che guarda a un certo modo di riscoprire l'arte rapportato ai giorni nostri, e presto o tardi questo movimento non avrà bisogno di quattro sì del cazzo per decretare il suo valore, ma il sostegno di chi è stufo di veder gente erogare patenti di genialità al primo cazzaro che scrive libri, musica, fumetti o altro solo per il gusto di uniformare la critica al ribasso e valorizzare il conformismo oggi imperante.


Credo fermamente che la musica abbia bisogno di confrontarsi tra generi espressivi diversi, dove da un lato ci sia la musica pop(olare) che raggiunge la maggior parte dei gusti della gente comune e dall'altra un tipo di musica di nicchia che deve fungere da contraltare rispetto ai generi più in voga; in passato quest'ultima era rappresentata dal Rock o ancor più dal Metal, che rimane il mio genere preferito e prediletto, ma nonostante questo non risparmio le critiche. Proprio i generi musicali alternativi che un tempo mantenevano dritta la barra del senso artistico nella musica, in luogo delle sue versioni più commerciali, sono finiti anch'essi nel conformismo più totale e banale; ormai esprimono soltanto luoghi comuni, ammantate come sono anche da un tipo di produzione "plastica" dove la furia iconoclasta viene trattenuta e indorata a dovere per la gioia dei tanti che vorrebbero più mainstream per il Metal,  un genere nato proprio per essere alternativo al mainstream..semplicemente ridicolo.


Sono sempre più convinto che la maggior parte delle alternative musicali (ovvio non la totalità di esse) siano diverse solo nello stile e nelle apparenze superficiali rispetto ai generi più in voga; parafrasando il grande Harry Rollins questi mancano di palle, coraggio e rabbia e pertanto non sono diversi rispetto ai generi che tanto disprezzano. Questo perché finendo dentro determinate logiche di mercato, il mercato stesso finisce per imporre il suo dominio, anche nei confronti di chi dovrebbe essere alternativo componendo musica per le emozioni e per un senso artistico, prima che per il proprio portafoglio. 


Sinceramente più mi capita di ascoltare certa gente in radio, più mi stupisco del fatto che loro abbiano un contratto discografico mentre il mio vicino che suona il flauto con il culo faccia il lavapiatti a tempo perso...ma poi mi rendo conto del valore misero con la quale è trattata la Musica in questa Italia e mi rassegno a constatarne il declino. Magari potrei tirarmi su di morale ascoltando qualche brano insulso spegnendo del tutto il mio cervello...Potrei anche farcela, aspettate, ora ci provo: 

Carote, Carote....NO! Per me è NO! Vado di People=Shit che è meglio!

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