Il re è vivo (ma la Disney è morta) BY MKDIESIS
Hakuna Mata..ehm no! Ok, lo ammetto, visto le tematiche che tratterò in seguito volevo esordire con un saluto appropriato, anche se scontato, ma non ci riesco proprio. Ho un peso che mi porto dentro fin dalla più tenera età, e devo assolutamente alleggerirmi da esso, quindi tenetevi pronti: io detesto Timon e Pumba e il loro dannatissimo motto! Davvero, non li ho mai sopportati...tutti a idolatrare quel coso oblungo e il facocero simpatico, mentre io serbo per loro il disprezzo più grande;
ok, sono solito andare contro corrente, ma non sono abituato a farlo solo per fare l'alternativo di turno come ben saprete, quindi vi dico subito che il Re Leone è il mio film Disney preferito. Ma fin da piccolo ho sempre parteggiato per Mufasa e Scar (antitetico, lo so, ma chi è abituato a guardare oltre la superficie delle cose non è insolito assumere di queste posizioni) mentre schifavo quei due, con il loro modo di vivere scialbo e alla giornata e quel loro motto che altro non era se non una resa incondizionata alla vita, alla vita più mediocre, quindi non sopportavo nemmeno Simba che si era adagiato sugli allori, invece che sull'alloro.
Ciònonostante reputo il film, e i personaggi che in esso gravitano, come un must dell'animazione e una di quelle opere che potrebbero tranquillamente servire per indirizzare la crescita pedagogica dei più piccoli; il classico del '94 era perfetto in ogni sua parte, dalla colonna sonora (e non sono mai stato un amante delle canzoni dei film Disney) allo storytelling della storia, fino alla caratterizzazione dei personaggi, oltre che al meraviglioso doppiaggio Italiano. Non mi và di sindacare sul probabile plagio che il film incarna ai danni di Kimba il leone bianco, peraltro ho letto un intervista in cui si chiariva il fatto che plagio fù, ma nessuno denunciò per il semplice fatto che una battaglia legale con la Disney sarebbe servita solo ad arrichire i suoi avvocati, d'altronde sappiamo tutti che spesso la giustizia è una questione di influenza economica. Lo scopo di questo articolo dal titolo in classico stile DIESIS è presto detto, e tolto l'incipit vado ad illustrarvelo: mettere a nudo la fine della Disney per come l'abbiamo intesa fin'ora, partendo dallo strepitoso successo del remake del Re Leone.
Come ben saprete in queste settimane è uscito il rifacimento del classico Disney completamente in computer grafica e il successo di critica e gli incassi hanno premiato il film, ancora una volta, come uno dei maggiori successi della casa di animazione statunitense. Personalmente ho visto il film al cinema, trovo che sia stato anche abbastanza fedele nella trasposizione della storia e abbia dei punti positivi, come ad esempio il voler rendere quanto più realistica l'interazione tra i personaggi e l'essere riusciti a inserire in modo ottimali le canzoni, rispettandone il contesto. Ma tolto queste considerazioni il film difetta terribilmente di credibilità, di atmosfere e di dinamica, difatti per tutta la durata della pellicola continuava a balenarmi in testa la convinzione di star assistendo ad un documentario alla Piero Angela con sottofondo RTL 102.5.
Sinceramente voler rendere quanto più credibile una storia dove i protagonisti sono degli animali antropomorfi, semplicemente rendendo le loro interazioni fisiche quanto più attinenti alla realtà, mentre poi li si fà ballare e cantare allegramente in giro per la Savana è una cosa che proprio non funziona; alla fine della visione ho maturato la convinzione che l'opera sia stata sminuita e abbia perso completamente la sua essenza. Perché funziona Il Re Leone del '94? Funziona perché si è preso spunto dai drammi Shakespeariani, specie l'amleto, e dal culto del sole, dei miti che ad esso rendono omaggio e che attingono alle culture più antiche della nostra civiltà umana, creando una storia sì profonda, ma perfettamente diretta e coinvolgente tanto da trascendere l'età anagrafica di chi la visiona. Il dialogo tra Sarabi e Mufasa che si svolge all'alba, quando la leonessa dice al Re di occuparsi di Simba e lui controbatte dichiarando che fino a quando non sorge il sole il cucciolo è figlio di sua madre è emblematico: qui ruota tutto un discorso semantico relativo al ruolo del Sole (Mufasa) e della luna (Sarabi) quali genitori e protettori della vita di un uomo (Simba) che si accinge a crescere, il tutto condito con l'allegoria del Re che prepara, per grazia della Regina, il futuro erede al trono. Per non parlare del discorso sul cerchio della vita, sui grandi Re del passato che ci osservano, pregne di significato filosofico, e la grande importanza che viene rivestita al ruolo di ogni creatura vivente, fauna e flora, nel compimento gerarchico della natura, nell'eterno ritornare dei tempi; insomma una narrazione eccezionale, come eccezionale è il senso delle canzoni che accompagnano la crescita di Simba e che concorrono a generare quel pathos, quella tensione che esplode nel finale, quando il cerchio della vita finisce il suo corso apprestandosi a ricominciarne il ciclo.
Tutte queste tematiche - che invero adattate ad un film live action sarebbero passate inosservate o comunque sarebbero finite perse negli innumerevoli film che trattano questi temi - racchiuse in un film di animazione diventano un veicolo importantissimo non solo per intrattenere, ma anche per insegnare dei valori positivi ai più piccoli, con la potenza espressiva delle immagini che si dipanano nelle espressioni, nelle mimiche "facciali", dei personaggi.
Il Re Leone del '94 è un capolavoro, mentre questo remake è un filmetto buono per passare una serata; non c'è assolutamente nulla di quanto traspariva dal vecchio cartone, si sono presi dei concetti, una linea generale della storia, e la si è schiaffata su CGI svuotando di ogni senso il film. Se la forza dell'opera era non solo il messaggio, ma anche come veniva promulgato il messaggio, con questo remake il messaggio stesso viene annaquato nel contesto di un film che potrebbe essere come tanti altri. Nel complesso questo è un atto di squalifica dell'animazione, in luogo di opere che devono essere realistiche e pertanto limitarsi a tranquillizzare la fantasia dei nostri occhi; da qui si riconosce che il Re è vivo, in quanto l'opera originale vive tuttora e sempre vivrà - prova ne è il successo del remake - tanto che i più si sono recati al cinema mossi dalla curiosità di assistere alla nuova veste grafica dell'opera, non per sconfessare il film originale, che sicuramente rimarrà il preferito non soltanto per l'effetto nostalgia, ma per le indubbie qualità che lo differenziano in positivo rispetto al formato 3D. Semmai la questione rigurda i più piccoli che cresceranno con questa versione, e il ruolo completamente opposto che avrà la Disney nell'accompagnare questa crescita, poiché la casa di animazione statunitense ha completamente mutato pelle, tramutandosi in una gigantesca multinazionale che promuove solo il "consumo" di opere audio-visive piuttosto che la qualità delle sue animazioni, scopo per la quale fù fondata.
La Disney è morta, ma reincarnatasi in un nuova forma, concorre solo a far danni alla sua storia e al sistema vitale della concorrenza con le altre case di animazione; ormai è diventata un mostro gigantesco che ha comprato mezzo settore dell'intrattenimento e non solo, tanto che in rapida successione ha acquisito la Pixar, la Marvel, la compagnia di George Lucas e la fottuta FOX, mentre la Dreamworks di fatto è stata cooptata, pur rimanendo indipendente. La sua potenza di fuoco è devastante, tanto che possiede una piattaforma streaming come HULU e presto lancerà Disney+ per concorrere con Netflix (Brutus ci tiene a farvi sapere che spera si disintegrino a vicenda come due pianeti in collisione) e Amazon, senza contare il settore sportivo, il settore assicurativo e i diritti per trasmettere i campionati di cricket - che da noi godono della stessa attenzione delle repliche di Supercar alle quattro del mattino, ma in India valgono miliardi - e dico questo solo per farvi capire in quanti settori ha esteso la propria influenza . La mutazione di Disney ha tramutato la semplice, seppur influente in egual misura, casa di animazione in un mostro tentacolare dove i film di animazione rappresentano un infinitesimo delle sue priorità, e questo è un male.
Pensateci: la concorrenza nel settore delle animazioni è monopolizzato dalla Disney, così come gran parte dei film americani che escono oggigiorno, e guardacaso c'è una piattezza mostruosa in giro. Ogni opera, nelle varie diramazioni in cui fluisce, che esce a marchio Disney è standardizzata, uguale a tutte le altre, senza un briciolo di originalità e soprattutto incline a far passare una visione della realtà, del mondo, unicamente improntata al progressismo (cazzo, il facocero pumba che mi parla di bullismo mi ha fatto defecare i neuroni). Avere un monopolio così grande, così esteso, sta davvero appiattendo gran parte dei prodotti che passano al Cinema e in TV e sta letteralmente distruggendo la concezione dell'animazione di casa Disney. Ormai hanno apertamente sconfessato i film di animazione come opera valida e rispettabile di un certo modo di fare arte, tanto che stanno realizzando remake di ogni grande classico prodotto in passato; film assolutamente perfetti nella loro veste animata, che vengono trasferiti nella realtà di carne e ossa quasi come se quello che rappresentavano in passato fosse inadeguato nella sua forma primigenia. Una casa di animazione nata per fare animazione, che sconfessa la sua ragion d'essere unicamente per profitto è qualcosa di orribile, un'atto di negazione, di rigetto verso un mondo artistico che non ha bisogno d'altro se non di essere rispettato perchè l'essenza dell'animazione non può essere portata davanti ad una cinepresa, non in questo modo meschino almeno. Non contenti di questa infamia, le poche animazioni che ancora supportano non fanno altro che proferire messaggi ideologici piatti e convenzionali, messaggi che non formano ma sformano la concezione della vita nei bambini, che non solo non insegnano, non trasmettono nulla, ma anzi sfalsano la realtà obbligando ad accettare convinzioni che un bambino non dovrebbe vedersi imposte in tal modo.
L'idea che concorreranno al monopolio assoluto di questo campo tre oligarchie del plagio ideologico come Amazon, Disney e Netflix mi fà accapponare la pelle. Possibile che alle persone interessi soltanto consumare prodotti preconfezionati, ingozzandosi di ogni frattaglia immessa sul mercato accontendandosi di farsi intrattenere dal nulla artistico di chi addirittura è arrivato a negare la propria natura? Guardiamo al Giappone, terra dove il fumetto e gli anime sono parti integranti della loro cultura, dove queste opere concorrono in molteplici modi e forme supportate da innumerevoli case di animazione a formare gli individui in totale libertà, senza essere schiavi di un'unica e univoca visione della vita promulgata dall'arte visiva. Il Giappone che rispetta la natura dell'arte nelle sue animazioni, e che vede stuprate le proprie opere quando esse finiscono adattate in occidente, perchè i colossi americani vogliono apertamente sabotare la concorrenza di un settore che riveste un importanza tale da essere dichiarato patrimonio Giapponese nel mondo. Credete forse che lo Studio Ghibli arriverebbe a fare quello che ha fatto la Disney? Certo che no, e il motivo non è solo la profonda diversità del mercato Giapponese in confronto a quello Americano, ma un differente modo di interpretare l'arte del proprio paese, che in America viene sconfessata pur di arrivare sempre più in alto con la linea del profitto, anche se questo vuol dire sconfessare sé stessi.
Il Re Leone è vivo e la Disney è morta dunque, ma tranquilli che qui si parla di spirito, di essenza, non di portafogli; da quel lato la Disney è più viva che mai. Tenete soltanto a mente - quando in un prossimo futuro l'intero patrimonio artistico audio-visivo sarà appannaggio di poche aziende e servirà soltanto per indottrinare, spillandone quattrini, la gente - che un tempo nemmeno troppo lontano i bambini potevano godersi un opera di animazione divertendosi imparando qualcosa di importante e infine crescere senza per questo essere rinchiusi in un triste schema fisso, che continuamente si ripete....altrimenti continuate a dire Hakuna Matata e andate a fare in culo
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