La fine del Fott...to Mondo By MK.DIESIS


- Vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, sulle corna dieci diademi e su ciascuna testa un titolo blasfemo. La bestia che io vidi era simile a una pantera, con le zampe come quelle di un orso e la bocca come quella di un leone. Il drago le diede la sua forza, il suo trono e la sua potestà grande...ferma! ferma! ferma!
Ok, mi sono fatto decisamente prendere la mano, ma vi assicuro che il titolo e l'articolo stesso non sono il risultato di un mio delirio messianico e nemmeno un invito al pentimento in attesa del giudizio divino; tuttavia iniziare riportando un verso dell'Apocalisse di Giovanni mi sembrava il modo migliore per trattare una tematica alquanto interessante e sfaccettata come la Fine del Mondo.

Da tempo immemore l'umanità ha sempre cercato di dare risposte a quesiti esistenziali di varia natura come, ad esempio, chi siamo? da dove veniamo? qual'è il nostro scopo? Oltre ad una serie di altre domande similari che continuano oggigiorno ad infestare la mente di ognuno di noi; ogni Cultura, Tradizione, Religione ha poi sempre immaginato e creato le condizioni per dare una risposta a queste domande, senza tuttavia mettere d'accordo tutti quanti noi. Su una cosa, però, si è sempre trovato un punto di contatto univoco: la convinzione che prima o poi anche tutto quello che ci circonda, cioè la Terra stessa, finirà con l'emettere il rantolo della morte come un essere vivente qualsiasi, cessando così la propria esistenza. Una convinzione questa che mette d'accordo anche la scienza e le branche del sapere che necessitano di "prove" per comprovare le proprie tesi, e che arriva ad accomunare filosofia, religione e la scienza stessa come unico corpo organico nato dalla conoscenza umana, cosa che non avveniva più da secoli ormai. Ogni civiltà ha partorito la sua cosmogonia e immaginato la futura fine dei tempi: l'Apocalisse è sicuramente una lettura affascinante in tal senso, ma non è che una minima parte dello sconfinato repertorio scritto dai catastrofisti di ogni epoca. 

Tuttavia, molto spesso, noi esseri umani ci dimentichiamo delle nostre origini e tendiamo ad analizzare fattori estremamente lontani dalla nostra capacità di comprensione, tanto da impegnarci a conoscere eventi che mai in nessun modo potremmo mutare, finendo così a dimenticarci di noi stessi; la filosofia nacque per indagare la realtà delle cose partendo dalla ricerca che ognuno dovrebbe fare verso sé stesso, poiché soltanto chi riesce a comprendersi può arrivare a comprendere. Ecco che allora la fine del mondo assume un concetto che noi elaboriamo quotidianamente, anche senza rendercene conto, e lo facciamo su piccola scala: se ci pensate la nostra vita è costellata da innumerevoli fini.

Quando perdiamo una persona per noi importante, quando vediamo finire rapporti da noi ritenuti essenziali, quando decidiamo di cambiare stile di vita o anche solo quando scegliamo di guardare la realtà con altre prospettive noi tutti viviamo la fine del mondo, la fine del nostro mondo. Ecco che un concetto così grande e così antico da superare l'umana comprensione finisce per proporsi in scala ridotta nel cuore e nella mente di ognuno di noi: viviamo una vita per ricominciarla innumerevoli volte. 

Mentre riflettevo di queste tematiche decidendo che vi avrei scritto un articolo dovevo scegliere delle opere che in qualche modo rispecchiassero in parte questi miei pensieri, dal momento che su queste pagine virtuali sono solito rendere protagonisti i temi che tratto senza perdermi in auto-referenzialismi vari, altrimenti tanto varrebbe che mi mettessi a  scrivere su Mistero Magazine con mio cugino Adam Kadmon (lui sì che tiene il culo al caldo)...

Avete presente quel genere di storie dove una strana epidemia si diffonde trasformando morti in cadaveri ambulanti che prendono a gironzolare senza meta per le strade? Certo che sì, ne avrete viste a migliaia: si tratta della trama prediletta di ogni opera a tema Zombie uscita dopo l'Alba dei Morti Viventi del maestro Romero. Quello degli Zombie è senza alcun dubbio una delle tematiche maggiormente affrontate quando si mette in scena un disaster movie, ed in effetti è un ottima chiave di volta per rappresentare la fine del mondo anche se potremmo parlare più di una sua evoluzione/involuzione..insomma, la Terra non viene sconvolta da calamità naturali o da asteroidi vari come avviene nella maggior parte dei migliori disaster movie (oddio, migliori...). Tranquilli, mettete via le lingue biforcute, non ho scritto tutto quel popò di roba qui sopra per finire a parlarvi di un film sugli Zombie; poc'anzi affermavo di voler analizzare la fine del mondo come atto che si compie infinitamente nel nostro intimo e piccolo mondo interiore, e manterrò fede a quanto vi ho detto. Quindi torno a ripetervi: avete presente quel genere di storia a sfondo Zombie? Bene, dimenticatevelo.

I AM A HERO di Kengo Hanazawa è un manga, uno dei migliori manga che mi sia capitato di leggere, che offre al lettore una storia che banalmente si rifà ai clichè del genere apocalittico a tema Zombie ma con due differenze sostanziali: l'originalità e la portata del messaggio che l'opera vuol trasmettere. Il protagonista della storia è un mangaka che vivacchia un'esistenza fatta di una routine ben stabilita, con un lavoro che non lo appaga ma gli consente di sopravvivere, ed una relazione che pare essere l'unica cosa che lo mantiene a galla dai suoi problemi. E cazzo se ne ha, di problemi. Da dove comincio... scarsissima autostima (e vabbè), un serio problema a relazionarsi con gli altri, allucinazioni che lo portano a parlare con amici immaginari e un'ossessione per le superstizioni, tanto da aver stabilito dei veri e propri rituali per far fronte alle diverse situazioni che si trova ad affrontare, come ad esempio l'atavica paura del buio; balletti, formule mistiche, preghiere buddhiste e un mantra che ripete ossessivamente, per darsi forza: I AM A HERO. SONO UN'EROE. Ecco, ora avete un quadro della situazione..questo tizio dovrà far fronte alla fine del mondo. Ma di quale mondo, esattamente?

Da questo spunto si dipana un dubbio che emergerà sempre più forte con il progredire dei volumi, chiaramente non vi posso spiegare l'opera nel suo insieme (anche per via dei numeri che compongono la serie) tuttavia vi garantisco che quando avrete finito l'opera, se mai vi capiterà di leggerla, non riuscirete davvero a comprendere la risposta che il manga darà alla domanda da me postavi al paragrafo sopra; la fine del mondo ha davvero a che fare con il collasso della civiltà, oppure è soltanto la fine del piccolo mondo interiore del protagonista? Il manga narra il decadimento della Terra, almeno a livello evolutivo, oppure narra della morte e della rinascita del protagonista? Se il concetto molto complesso che sta dietro a centinaia di anni di evoluzione, cui innumerevoli civiltà hanno cercato di dare un epilogo narrando della fine dei tempi attraverso profezie di varia forma, in realtà non è altro che la fine di un ciclo e l'inizio di un altro? E se questo ciclo in eterna riproposizione si compisse anche nella vita di tutti quanti noi, ogniqualvota il nostro piccolo mondo rimane sconvolto dai vari avvenimenti che ci accadono? Sia chiaro, questi sono concetti vecchi come il mondo, ma che in opere come I AM A HERO vengono proposti in modo criptico ma illuminante, una volta posti sotto la giusta luce.

Le tavole meravigliosamente vargate da Hanazawa-sensei riflettono la quotidianità affrontata dal nostro eroe, una quotidianità stravolta dall'epidemia Zombie ma pur sempre posta sotto il naturale svolgersi degli eventi; vi basti pensare che il nostro eroe, pur munito di un fucile, si riserverà più volte di non usarlo dal momento che così facendo infrangerebbe la legge..addirittura si costringerà a non rubare cibo od altro dalle case o dai market lungo il suo cammino, e quando sarà costretto a farlo scriverà biglietti di scuse e lascerà soldi poiché non ancora convinto che la civiltà sia davvero perduta. Insomma, non fosse per gli zombie, la vita del protagonista sarebbe uguale a prima; ed è proprio questa la forza di questo manga: instilla il dubbio nella mente del lettore che tutto quello cui stà assistendo non sia altro che l'evoluzione individuale di hero...ecco servita per voi la fine del suo mondo.

Giunti a questo punto, spaesati come sarete, vi svelo un piccolo segreto che i più arguti di voi avranno già intuito: benché vi abbia parlato di I AM A HERO (e ce ne sarebbe ancora da parlare) il mio intento iniziale era quello di cianciare di un'altra opera che per altro ho deciso di citare direttamente quando ho titolato questo articolo...mi perdonerete se ho voluto farlo letteralmente, ma un titolo così vale più di un pugno in faccia dato al vostro peggior rivale: THE END OF THE F******* WORLD. Sapete benissimo cosa ne penso della grande N (vi rimando al mio vecchio articolo, dove io e il mio sodale Brutus abbiamo mandato affanNetflix la tv del futuro) difatti la serie tv in questione è stata soltanto distribuita dalla grande N, non prodotta (grazie a Iddio) quindi ha mantenuto le credenziali del fumetto da cui è stata tratta; per chi non lo sapesse la serie in questione parla di due ragazzini, uno che crede di essere un serial killer in pectore desideroso di mietere la sua prima vittima, mentre l'altra è una sociopatica annoiata dalla vita senza alcuna aspirazione...ecco, i due finiranno per mettersi insieme (più o meno) e scapperanno di casa. Se volevate qualcosa di più concreto per sorreggere l'impalcatura del mio pensiero a riguardo della fine di tutto, ebbene questa serie ve lo pone a partire dal titolo: la fine di questo fottuto mondo...e no, non è una serie che narra di qualche catastrofe. Semplicemente i due ragazzini si troveranno a mettere in discussione ogni cosa, ogni aspetto della vita, e la serie racconterà l'evolversi della fine del loro mondo: i novelli bonny and clyde inizieranno una nuova vita relegando quella vecchia alla fine dei tempi.

Onestamente questa serie merita tantissimo anche per la splendida interpretazione dei protagonisti, il black humor che permea ogni episodio e la capacità non indifferente di condensare una complessità introspettiva non indifferente in appena otto puntate da nemmeno mezz'ora l'una; probabilmente la tematica funziona anche perché i protagonisti sono degli adolescenti, ed in quanto tali più vicini rispetto gli adulti ad incarnare la profondità del messaggio che la serie pone ad ogni spettatore: la fine cresce da dentro, dai reconditi recessi della nostra anima, sale per poi esplodere in un big bang che distrugge le nostre convinzioni e pone fine al nostro piccolo, grande universo interiore. Per i nostri protagonisti la fine del mondo è questa: niente di così lontano e indecifrabile, niente di impossibile da comprendere o anche solo da vivere, semplicemente un'avvenimento che per altri non è nulla di speciale, ma che per loro è TUTTO.

E forse ogni civiltà passata in realtà, quando si trovava a riflettere su come sarebbe finita la vita della Terra, semplicemente non faceva altro che cercare un modo per vivere un altro giorno di più; ancora oggi basta guardarsi intorno e vedere innumerevoli fini e innumerevoli inizi..per una vita che cessa di vibrare, un'altra si apre ai vagiti del mondo, poiché anche qualcosa di così lontano dalla nostra comprensione finisce per vivere ugualmente all'interno del nostro piccolo mondo. In verità sembra che a nessuno sia mai interessato davvero scoprire come finirà tutto questo, quanto scoprire come in caso inizierà di nuovo tutto quanto.

Anche per questa volta sono giunto al termine, spero che quanto da me affermato possa far sì che qualcuno di voi si avvicini alle opere da me sommenzionate poiché le ritengo davvero meritevoli sotto ogni punto di vista.
Per il resto, lancio un monito a voi lettori: se le mie parole sono giunte a voi chiare e nette e siete giunti a questo epilogo, ebbene a voi lascio in testamento la diffusione del mio verbo, andate e decantate questo salmo ai quattro venti....

MKDIESIS 3:16: 
ed egli tornerà dagli abissi
portandovi storie di vari artisti
perciò non temete la di lui fine;
quando re sole salirà in alto
guardate ad est: arriverà imprecando


  

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